Note: N.B in prima pagina il libro presenta un dedica con rarissimo autografo di Eugenio Alberti, dedica risalente al 1929, per ulteriori foto non esitate a contattarmi..
Eugenio Alberti
L’ODE Alla Martire di Delaroche di Mario Rapisardi
Studio Critico
Seconda edizione
Palermo Industrie Riunite Editoriali Siciliane
1929 - Anno VII
Eugenio Alberti, poeta e letterato
Nacque a Casalvecchio Siculo il 20.11.1883 da Giuseppe possidente e da Rachela Puzzolo e ivi mori il 19.8.1958. E’ sepolto nel cimitero di Casalvecchio Siculo in una semplice tomba dove sul marmo, senzafotografia, sta impressa la significativa frase:
QUI RIPOSA NELL’ETERNA PACE / EUGENIO ALBERTI / POETA E LETTERATO
Famiglia proveniente dal Piemonte, dalla Provincia di Novara che nel medioevo si insediò anche nell’antico territorio di Savoca
Gi antenati del prof. Eugenio provenivano dalla frazione Rina di Savoca e portavano originariamente il cognome ALIBERTI e non ALBERTI; Più specificamente, in Rina, abitava GIUSEPPE ALIBERTI di professione murifabbro, nato nel 1789, uomo attivo e intraprendente(risulta che “riparò” diverse chiese di Savoca) che sposò Giovanna Finocchio appartenente ad una famiglia di grandi proprietari terrieri di Misserio; non sapeva né leggere né scrivere.
Il Figlio Carmelo Aliberti nato a Savoca il 21 agosto 1827 teneva, nel 1857, la propria residenza a Misserio ma risulta registrato anagraficamente con il cognome Alberti quando, in quell’anno, si sposò con la possidente Santa Scarcella di Rosario e Rosaria Finocchio. Sapeva, come la moglie, leggere e scrivere correttamente e si fregiava del titolo di “Don”. Il 5 marzo 1858 nasce a Misserio il figlio Don Giuseppe Alberti qui morto il 30.08.1946 a 89 anni. Si sposò l’8 ottobre 1878, a 20 anni, con Donna PUZZOLO Rachela appartenente ad una della famiglie più antiche, ricche e colte di Casalvecchio Siculo. Gli otto figli della coppia, avviati agli studi, raggiunsero posizioni sociali importanti; Il secondo di essi fu Eugenio ALBERTI morto esattamente 50 anni fa.
L’excursus anagrafico sulla famiglia Alberti ci consente di affermare che una serie di matrimoni congegnati con le più importanti famiglie di Casalvecchio (i Puzzolo) e di Misserio (i Finocchio e gli Scarcella ) ne accrebbe significativamente il patrimonio e ne assicurò, per quei tempi, una certa agiatezza economica e la scalata sociale; l’accesso alla cultura e agli studi fu un atto conseguenziale. Va rimarcato che la madre di Eugenio, una Puzzolo, era parente dell’illustre storiografo avv. Domenico Puzzolo Sigillo, Direttore dell’Archivio di Stato morto nel 1962,
Misserio era un borgo isolato(le strade di collegamento a Savoca e a Casalvecchio erano viottoli di campagna adatti solo all’asino) e strutturalmente violento nella seconda metà dell’ottocento dove avvennero efferati crimini anche a danno di professionisti e proprietari terrieri.Si ricorda segnatamente gli omicidi rimasti impuniti del notar Crupi nel 1860 e dell’avv. Vincenzo Trischitta nel 1862 . Si diffuse un termine “ Lampi di sipala” per indicare i rischi di schioppettate che correvano i proprietari terrieri che di tanto in tanto si recavano nel propri possedimenti posti nella valle del Savoca.
In tale contesto visse Don Giuseppe Alberti il padre di Eugenio, grande proprietario terriero che aveva fondi non solo a Misserio e nell’alta valle del Savoca ma anche a Rafale nel Comune di Casalvecchio Siculo; capiva certamente nell’ottica dei tempi che stavano cambiando l’importanza degli studi ad alto livello e fece studiare tutti i suoi figli maschi e femmine.
Ritornando a Eugenio Alberti la sua fanciullezza ci riconduce a Misserio allora popolosa ma isolata borgata di Casalvecchio Siculo. Misserio, come rimarcato frazione tutt’altro che pacifica nel secondo ‘ottocento, era una zona ricca d’acqua dove dalla terra ferace si ottenevano prodotti in abbondanza; per questo alcune famiglie notabili come i Trischitta di Furci e certi Pagano originari di Forza avevano qui la residenza estiva.
Il padre Giuseppe per far studiare Eugenio affittò una modesta abitazione in Messina, vicino al duomo. Ogni settimana con il mulo scendeva in città per portargli le cose necessarie fra cui la biancheria e i generi alimentari prodotti nei suoi vasti possedimenti agricoli. A Messina compì gli studi liceali e si laureò in lettere presso la locale Università di Messina, cosi come un altro suo fratello Carmelo, insigne professore di latino e greco morto prematuramente. Entrambi vennero a contatto con l’illustre poeta Giovanni Pascoli che insegnava nell’ateneo messinese e che molto li apprezzò.
Un altro, fratello, Benvenuto, l’unico che rimase a Misserio avendo sposato una Mantarro, nel 1909, frequentava la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bologna ma abbandonò subito gli studi.
Nel 1905 L’Alberti pubblica uno studio su Catone, oggetto di attenzione in tempi recenti del grande latinista prof. Mazzarino.
Eugeno Alberti, a partire dal 1915, trovandosi ad insegnare nel palermitano, inizia un’intesa attività letteraria pubblicando presso la casa editrice Antonino Trimarchi di Palermo le seguenti opere:
1. Studio critico su le ricordanze di Mario Rapisardi- Palermo 1915
2. Studio critico su le ricordanze di Mario Rapisardi- Palermo 1916
3. Rimpianto amaro- Versi- Palermo- 1917
4. Idillio Romano: Versi- Palermo 1918
5. Rimembranze – Versi – Palermo 1918
6. Rimembranze – Versi – Palermo 1919
7. L’ode alla Martire di Delaroche di Mario Rapisardi: studio critico- Palermo 1920
8. L’ode alla Martire di Delaroche di Mario Rapisardi: studio critico- Palermo 1929
A partire dal 1929 non vi è più traccia di sue pubblicazioni a stampa. Certamente la cessata attività letteraria va collegata al fatto che l’Alberti, avendo preso il potere il partito fascista non condividendo le idee mussoliniani,venne isolato.
Nel 1931 il Fascimo emise una circolare con la quale pretese dai professori Universitari il giuramento di fedeltà al fascio per poter continuare ad insegnare. Soltanto 12 professori Universitari in Italia rifiutarono e lasciarono l’insegnamento. Il provvedimento pare non riguardasse i professori di Liceo qual’era L’Alberti ma, si asserisce, che Eugenio di idee laiche e liberali(era convinto ammiratore di Vittorio Emanuele Orlando), si dimise dall’insegnamento e ritornò nella natìa Misserio;fu accusato, si dice, di
“ agnosticismo politico” termine tecnico con cui si apostrofavano gli avversari del regime.Tale accusa pare si stata estesa anche al fratello Carmelo, professore di latino e greco nel liceo di Milazzo, definito da qualcuno un “pozzo di scienza “, Il dato va riscontrato con i documenti ma se risultasse a verità quanto oralmente si tramanda Eugenio Alberti va senz’altro annoverato fra i grandi martiri della cultura e dell’idea ancora di più dei 12 professori universitari che non giurarono fedeltà al fascio ed i cui nomi, propose Ignazio Silone , dovevano essere scritti in una lapide murata in tutte le Università Italiane.
Così come va accertata la troppa severità con la quale Eugenio Alberti trattava gli studenti. Pare, infatti, che fu ferito seriamente da uno studente che bocciò agli esami di stato.
Nel 1939 si ricostituisce il Comune di Casalvecchio Siculo soppresso nel 1928 insieme a quello di Savoca e inglobato a quello rivierasco di Santa Teresa di Riva. Gli abitanti di Misserio e Fautarì ( frazioni prima sempre appartenute a Casalvecchio Siculo) si organizzano capillarmente e ottengono che le due frazioni restino alla dipendenza di Santa Teresa di Riva, sede naturale dei loro interessi; Fra i firmatari della petizione risultano componenti della famiglia Alberti.
Non siamo in grado,allo stato attuale, di fornire una biografia completa su Eugenio Alberti. Sappiamo che insegnò latino e greco in diversi licei classici,
con certezza in quelli di Nicosia, Partinico e Scicli. Pare che fosse molto severo con gli studenti fino al punto di subire, nel palermitano, delle minacce.
Dopo la guerra fu riabilitato,forse insegnò qualche anno ancora,e andò in pensione vivendo a Misserio , pur mantenendo la residenza anagrafica a Casalvecchio Siculo fino al 1952; A Misserio viveva il padre Giuseppe morto nel 1946 e un altro fratello Benvenuto, direttore del locale Ufficio postale che sposò Rosina Mantarro ma non ebbe figli.
Non si sposò( si dice che in gioventù fu fidanzato con una ragazza idealizzata nelle sue raccolte poetiche) e visse , specie nell’ultimo periodo della vita, in maniera trasandata con segni di cedimento dal punto di vista psichico.Fu un tipo solitario ed egocentrico ma rispettoso del prossimo.
Negli ultimi anni della sua vita risiedeva a Santa Teresa di Riva, nel quartiere Torrevarata ma ammalatosi gravemente,venne condotto dal nipote ins. Carmelo Calabrò a Casalvecchio Siculo dove,poco dopo, il 19.08.1958, cioè 50 anni fa, mori e fu sepolto nel locale cimitero.
La copiosa produzione inedita, conservata presso gli eredi in località Mallina di Savoca, che ho avuto modo di visionare superficialmente alcuni anni fa, comprende diverse raccolte poetiche e studi sui Giacomo Leopardi; con alcune poesie,ricordo, prende di mira il Re, Mussolini e alcuni notabili fascisti anche locali.
Da una lettera scritta ad un cugino datata, Misserio 1951, si deduce che stava lavorando ad una nuova edizione poetica delle “Rimembranze” già pubblicate nel 1918 e depositate presso la Biblioteca Nazionale di Palermo.
Dalla medesima si evince che, in quell’anno, aveva terminato di comporre una raccolta di poesie inedite intitolata “ Melanconie”.
La sua calligrafia è contraddistinta dai bei caratteri e il suo stile risente di influssi Leopardiani, cosi come la tematica della ” Rimembranze”. Si rimarca che Mario Rapisardi( Catania, 1844-Ivi 1912), era un ammiratore del Leopardi( cambiò per questo il suo cognome da Rapisarda a Rapisardi) e la sua raccolta poetica ” Le ricordanze ” del 1872, in cui forte sono gli influssi Leopardiani fu oggetto di uno studio storico- critico da parte dell’Alberti nel 1915 e nel 1916.
Una poesia, facente parte delle ” Rimembranze” composta nell’Agosto del 1918 a Casalvecchio Siculo intitolata “Memorie Sante” ci fornisce altre utili indicazioni sulla sua vita in quanto, nei versi, rimpiange la morte della nonna e quella, prematura, di un fratello.
Ma di più sul personaggio, sicuramente di alto spessore culturale e umano, si potrà sapere e scrivere da una disamina delle sue opere che inedite, in grande quantità, si conservano presso gli eredi. (SANTINO LOMBARDO – dal sito www.fotosantateresadiriva.com , ove è visualizzabile anche il filmato del convegno tenutosi a S. Teresa Riva nel Cinquantenario della scomparsa del poeta).
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