Note: Figura eclettica e poliedrica del mondo dell’animazione nipponica, Mamoru Oshii è tra i registi più chiacchierati del paese del Sol Levante. Con Ghost in the Shell (1995), Oshii ha contribuito a sdoganare il mondo degli anime anche qui, oltre oceano, gettando le basi di quella che adesso èunanimemente riconosciuta come una costola imprescindibile della cultura pop globale.Avventure scolastiche, storie di guerra, drammi fantascientifici: nel corso della sua carriera Oshii ha spaziato attraverso molti generi, ma l’apoteosi l’ha trovata nel cyberpunk. Transumanesimo, tecnologia, androidi, coscienze addormentate, ogni suo film ruota attorno ad un nucleo di temi profondi e affascinanti, temi che conducono lo spettatore ad una riflessione sull’io, sull’evoluzione e sul futuro dell’uomo in un mondo dominato dalle macchine.E tutto questo prende vita grazie alla magia dell’animazione, che fra le tante tecniche cinematografiche è forse la più adatta a descrivere ciò che non esiste, ma che un domani – forse – potrebbe.Con un’autorialità unica ed inimitabile, Mamoru Oshii si è ritagliato uno spazio tutto suo nella storia dell’animazione, uno spazio vivido e immaginifico ma allo stesso tempo anche specchio dei problemi concreti del Giappone di ieri e di oggi, quello stesso Giappone che affascina grandi e piccini da sempre.Da Lamù: Beautiful Dreamer (1984) fino a The Skycrawlers: I cavalieri del cielo (2008), il regista non ha mai risparmiato nemmeno una stilla di creatività, e ha saputo regalarci mondi visionari dotati di un fascino magnetico e travolgente. In questo saggio mi sono prefissato l’obbiettivo di analizzare e di studiare alcuni dei suoi film più importanti per decodificare il suo stile, per interpretare il suo linguaggio artistico e per capirecome e in quale misura questi abbiano influenzato l’animazione giapponese che oggi – grazie prima alla televisione e poi alle piattaforme di streaming – tanto amiamo. |