Note: In questa serie di racconti le protagoniste hanno tutte qualcosa in comune: la contezza, o meglio un’aspirazione di contezza, del proprio corpo. Per alcune si tratta semplicemente di un involucro, per altre di un tempio, per altre ancora di un metro di giudizio su se stesse e sul mondo, di un’occasione di rivalsa, di un’arma bianca a doppio taglio che serve tanto a punire quanto a punirsi. In ogni caso, quel che è chiaro a tutte è che il corpo è un territorio, insidioso e misterioso, e in quanto tale va esplorato. Una bambina che si crede grassa finché da grande non scopre il piacere, un’adolescente che osserva il sesso attraverso le esperienze dell’amica che tutti chiamano zoccola, una professoressa delle serali che prova ad avere una tresca con un collega, una studentessa che non si fa sedurre fino in fondo dal professore belloccio che in facoltà tutte vogliono portarsi a letto, una donna che si accorge di non avere un rapporto sessuale da sette anni e commette un piccolo atto sovversivo, sono solo alcune delle voci che ci accompagnano in questo pellegrinaggio intimo e straniante, in cui l’ultima cosa che conta, come in tutti i viaggi realmente importanti, è la meta. Con una scrittura ritmata e personalissima, in cui anche la punteggiatura ha il suo peso, Mia zia non è un pesce si rivela una raccolta di racconti anomala e ambigua, che riesce a corteggiare temi in voga come la corporalità e le varie declinazioni del sesso in una forma diversa, utilizzando una voce propria e originale, senza scatenare in nessun momento quel fastidioso senso di già sentito che molti testi con ambizioni simili rischiano di evocare. |