Note: Anni cinquanta. In mezzo a una strada di Parigi sono raccolte alcune persone, ferme, come in attesa di qualcosa o qualcuno. Uno di loro ha i capelli ispidi e brizzolati, un altro e768; quasi calvo, parlotta con un uomo baffuto, le mani incrociate sul petto; un altro ancora sputa in aria il fumo di una sigaretta, assorto in chissa768; quale pensiero. Qualcuno e768; li768; di fronte con una Leica in mano, preme il pulsante, clic. La foto che teniamo in mano ora, sessantadue anni dopo, sembra uno scatto rubato o fortuito; eppure il dito di Mario Dondero non lascia nulla al caso, e la foto che ha scattato a Samuel Beckett, Claude Simon, Robbe-Grillet e gli altri esponenti dell’avanguardia letteraria francese e768; uno dei suoi capolavori. Ma Dondero non si circonda solo dei grandi del secolo – Fidel Castro, Pasolini, Francis Bacon –: va a cercare la vita negli angoli piu768; remoti del pianeta, instancabile e insaziabile, scatta e scatta. Foto di fornai iracheni, contadini tunisini, pescatori portoghesi, operai francesi in sciopero, perche769; anche chi non ha un nome ha qualcosa da raccontare. Dove non trova la vita la inventa lui, ogni rullino e768; una metamorfosi della realta768; in poesia. Per chi lo ha conosciuto, Dondero e768; l’ex partigiano infiammato per l’umanita768;, un «folletto dei luoghi» costantemente in viaggio, alla ricerca del cuore pulsante che pompa sangue nella Storia. Angelo Ferracuti, che di Dondero e768; stato amico e discepolo, compie la metamorfosi della realta768; in arte, scrive l’avventura di questa vita eccezionale e racconta, con uno stile denso e appassionato, un’epoca di attese e speranze, un’epoca in cui tutto era ancora possibile. Non ci resta che l’amore, come una fotografia, cattura l’istante irripetibile in cui l’esperienza umana si trasmuta in vicenda universale.
Il racconto di una grande amicizia e della vita eccezionale di un uomo che, con una macchina fotografica a tracolla, ha inseguito insaziabilmente la Storia. |