Note: Una cortina di silenzio è calata sulla figura e sull’opera di Rocco Scotellaro, a più di sessant’anni dalla sua morte. La critica “superstite” ha riproposto, con qualche eccezione di rilievo, le opposte unilateralità della precedente, che rappresentava il poeta-sindaco di Tricarico come nostalgicamente legato a un mondo estinto oppure come scrittore «crepuscolare», «ermetico», «decadente». Rocco Scotellaro non è un semplice «rievocatore» di miti. Attraverso un processo di razionalizzazione, il vecchio mito contadino, che affonda le radici nei millenni, penetra nel tessuto poetico-narrativo, assumendo nuove valenze simboliche, in una prospettiva progressiva, che lo proietta verso il presente e verso il futuro. L’universo simbolico contadino si arricchisce, dunque, nell’immaginario poetico, di nuovi significati progressivi. In tal senso, il mito si fa storia attuale, diventa la storia non soltanto di coloro che lo hanno creato, ma anche di coloro, in prima fila il poeta (ma anche i suoi compagni di lotta), che lo hanno attualizzato e riempito di contenuti simbolici, morali, politico-ideologici, nonché letterari, nuovi, di matrice progressiva. Antonio Catalfamo, nel presente volume, innovando la critica precedente, si propone, per l’appunto, di studiare come si realizza, nell’opera di Scotellaro, l’interconnessione tra «mito», «storia» e «poesia». |