Note: 6 agosto
Una nuova settimana aveva il suo inizio ed il giorno minacciava, con il falso bagliore della luce che arrecava, di posarsi sugli occhi di chi non voleva saperne di viverlo. Irene non aveva voglia di scendere dal letto, sapeva che sarebbe scesa dal lato sbagliato. Ormai da troppo tempo la sua esistenza era connotata dal pressante sentore di vivere dalla parte sbagliata. Come in una triste litania cominciò a rievocare tutti gli eventi, il cumulo di macerie irrisolte che avevano finito col sopraffarla fino ad apporre sulla sua vita, l’inequivocabile sigillo del disincanto. La litania era abbastanza ricca da non lasciare spazio che ad un unico pensiero: la nuova settimana avrebbe dato nessuna speranza e nuova angoscia da vivere. L’improvviso lampo di un ricordo recente, cominciò ad inquietarla, quel giorno avrebbe dovuto incontrare Sophie. Erano passati anni dal loro ultimo incontro, poi la telefonata del giorno prima:- Sono io, ti aspetto domani a pranzo nella vecchia casa, non accetto scuse- e aveva riagganciato senza darle il tempo di rispondere o di poter rifiutare. Sophie, quanti ricordi, quanto affetto legati a quel nome. Sophie, complice di mille avventure, Sophie col sorriso dolce e spontaneo sempre rivolto al mondo, Sophie con il perenne entusiasmo che né la tristezza né la fatica dei giorni riuscivano ad inquinare. Sophie, mai nome fu meno adeguato a chi lo portava, niente di razionale, nessuna riflessione in lei che riusciva a vivere solo sulla scorta delle sue percezioni; nessuna mediazione cerebrale nel suo ordine, solo istinto. Era andata via qualche anno prima per seguire Yuri, mangiatore di fuoco il cui sguardo le ispirava tenerezza. Vivevano spostandosi per le fiere di tutto il Paese dove lui ingurgitava fiammelle e lei vendeva delle piccole cianfrusaglie che aveva imparato a realizzare. Irene provava sentimenti contrastanti per quell’incontro, il piacere di rivedere l’amica di sempre, si mescolava al disagio nello stare con gli altri che prova chi è avvezzo a cullare la solitudine come se cullasse un figlio che morde il seno che lo allatta, accettando la sofferenza come un inevitabile dovere, ed il dolore derivante, come l’unica strada percorribile. Si trattava di Sophie abitudine o meno, l’avrebbe incontrata... |