Note: Ci sono storie per cui vale davvero la pena scoprirne il finale. Come quando da bambini, curiosi, seguivamo con attenzione fino all’ultima parola le fiabe. La cui magia, stava nel fatto che ci rimanessero dentro, diventassero parte di noi. E come i bimbi imparano che i mostri possono essere sconfitti, noi dalle storie, possiamo imparare che anche il razzismo, i pregiudizi e l’ignoranza possono fare la fine di quei mostri.
Ascoltare le storie degli altri vuol dire non perdere la speranza, trovare ispirazione, scoprire tanti punti di vista. Le storie degli altri le troviamo ovunque: pronunciate ad un pub, su una panchina, in una spiaggia. E se impariamo a coglierle, diventano anche le nostre.
Storie di ragazze con il velo che vorrebbero assaporare la libertà di indossare un bikini al mare. Storie di chi crede ancora nell’amore nonostante abbia vissuto in un paese dove hanno preferito alzare un muro piuttosto che costruire ponti. Storie di chi vive nel continente nero, non ha nulla, eppure sorride più di chiunque altro. O racconti di chi finisce dietro le sbarre e sa di aver sbagliato, ma ha solo bisogno di un po’ di tenerezza.
Le storie più belle io le ho scoperte viaggiando. Ma soprattutto, viaggiando, ho imparato che non serve parlare la stessa lingua se poi il tramonto che vediamo è lo stesso. Ho capito che per stare bene bisogna conoscere, perché a non fare nulla, si rischia di sentirsi il nulla.
Ilaria Proietti Mercuri, classe 1994, è una giornalista romana. Quando scrive per il suo lavoro prova ad essere più obiettiva possibile. Quando viaggia però, deve raccontare quello che prova, che vede, che sente. Ed è proprio da questo bisogno, che le esplode questo libro tra le mani. |