Note: Questo libro avrebbe potuto intitolarsi in molti modi: La mia storia, La mia vita, Il mio percorso… e altre mille variazioni tutte più o meno simili, molte già lette e già sentite, tipiche di un certo genere editoriale.Si intitola, invece, The Business Game. Perché gli affari e il gioco – e il gioco degli affari – sono le due componenti chiave di una storia, la mia, che mi è piaciuta ripercorrere in queste pagine nei suoi momenti salienti, pensando che potesse essere un esercizio utile e prezioso per me e per chi avesse avuto voglia di leggere il libro.Gli affari e il gioco, dunque.“Gioco” nel senso più profondo, quello che dà sapore alla vita: quindi niente a che fare con l’azzardo, ma piuttosto con la sfida, l’esperienza nuova da affrontare e, prima ancora, da pensare e progettare. Ecco cosa ha significato per me “giocare”: nient’altro che assecondare la mia creatività e il sogno di lavorare e guadagnare grazie alle mie idee. È così che un ventenne assunto a tempo indeterminato da Zara ha deciso che ne aveva abbastanza di piegare magliette tutto il giorno ed era giunta l’ora, appunto, di mettersi in gioco. Iniziare a vendere online, aprire canali di informazione sul web, interpetare al meglio la svolta dei Social, formidabile terreno di opportunità creative e professionali… questi sono solo alcuni dei crocevia che portano un ragazzino bullizzato che aveva sempre 4 in inglese a vivere a Miami, facendo il lavoro che ama, parlando tre lingue tutti i giorni, circondato dall’amore di sua moglie e di sua figlia di un anno.Il diario di un vincente, allora? La verità dietro le facili etichette di “Mr Instagram” o “Guru dei Social”? Forse, in parte… Ma più profondamente, The Business Game è la testimonianza diretta di chi ha vissuto e vive credendo in ciò che fa e, soprattutto, in ciò che ancora potrà fare, sempre seguendo la massima di Confucio: «Fai quello che ami davvero e non lavorerai mai un giorno nella vita». |