Note: Se pensate di saperne di economia quanto ne sa una scimmia, questo “trattato” vi farà cambiare idea. Ne sapete molto meno. Un piccolo libro che vi farà divertire e pensare: in origine, “Trattato di economia” è un breve testo teatrale, nato dall’incontro fra Roberto Castello e Andrea Cosentino, due artisti atipici e diversi per generazione, ambito, formazione e percorso artistico, che si interroga con serietà – ma con esiti a volte esilaranti – sul denaro, sulla sua invadente onnipresenza e sulla sua sostanziale mancanza di rapporto con la realtà.
“Trattato di economia” è, appunto, un titolo altisonante e presuntuoso quanto lo è la pretesa dell’economia, e in particolare quella finanziaria, di essere la misura di ogni cosa. Lo spettacolo parte però da un altro presupposto: che l’economia in fondo abbia molto più a che fare con i nostri bisogni e i desideri, che con la finanza e il denaro. Un’agile libello che non solo traduce sulla carta il gesto performativo senza perdere la sua freschezza e la sua carica ironica ed eversiva ma – attraverso il batti e ribatti tra i due protagonisti – mette a nudo molte delle contraddizioni della nostra società e cerca una strada nuova.
Scrivono gli autori:
“L’unico modo per essere meno prigionieri di questo sistema economico è culturale. Ci potrà essere un cambiamento solo se cambieranno i nostri desideri. Dobbiamo provare a sviluppare un pensiero che ci porti a ridurre le sperequazioni, i conflitti, le sopraffazioni. L’obiettivo è riuscire a dare un senso alla nostra vita; l’arte e lo spettacolo costituiscono uno dei campi in cui, continuando a sbagliare, si elaborano i nuovi pensieri”.
L’introduzione, che inquadra il contesto economico, è di Sergio Beraldo, Professore di Economia Politica all’Università Federico II di Napoli. Un perfetto corollario al dialogo è invece la “recensione prezzolata” eticoestetica di Attilio Scarpellini, critico teatrale e saggista.
Con un intervento di Andrea Porcheddu, critico teatrale, giornalista e docente. La postfazione, a cura di Altreconomia, certifica infine lo stato delle arte delle economie alternative. |