Note: “Una bella, ricca testimonianza, questo libro.
Sono pagine che ripercorrono, documentati, i progetti di un tentativo di rinascita, le emozioni di situazioni umane e culturali che tentarono di sfondare il muro del silenzio e del sospetto che, nonostante le difficoltà, riuscirono a portare avanti una condizione sociale per molti aspetti tenuta in disparte dalla così detta ufficialità, dal senso comune.
Il mondo dell’Arbëria, soprattutto cosentino, è stato e, forse, è molto variegato, non sempre ha trovato un amalgama per comporre una linea guida unitaria, il bisogno di farsi ascoltare, di uscire dal confine campanilistico, ed è forse anche per questo che a un certo punto nacque una emittente radiofonica “Radio Libera Skanderbeg” (1977), fortemente voluta da un gruppo di amici di San Demetrio Corone.
Gennaro De Cicco non si lasciò sfuggire l’occasione di collaborare [...].
Non dimentichiamo, inoltre, che Gennaro fu il primo presentatore del Festival della Canzone Arbëreshe nel lontano 1980, ruolo che ininterrottamente ha ricoperto fino al 2019.
È il confronto che permette di andare oltre se stessi.
E che cosa meglio di una radio aperta, libera, senza chiusure, in modo che non ci potessero essere fraintendimenti o che si potesse pensare a ragioni di primato paesano?
Da qui nasce il romanzo della vita di Gennaro, il suo aver saputo attraversare anni difficili con la coscienza di compiere un dovere, con la convinzione di assolvere a un compito necessario per riconoscere e riconoscersi.
Che cos’è questo “curioso giocattolo” se non la somma delle azioni compiute da De Cicco, il suo essere stato interprete di momenti che (la parola giocattolo nel titolo non è casuale) per poter avanzare pretese e affermarsi dovevano presentarsi come un gioco?
I giocattoli sono la cosa più innocente del mondo, servono per dare gioia ai bambini, per mostrare la freschezza dei sentimenti. De Cicco infatti ha vissuto l’esperienza come se avesse tra le mani un giocattolo raro, da adoperare con attenzione, ma da mostrare senza tentennamenti, in modo che anche gli altri potessero avere la possibilità di giocare. Dice un verso di Giovanni Pascoli che il gioco, se fatto amorevolmente e con passione, è “serio al pari d’un lavoro”.
Per De Cicco infatti contribuire a far funzionare la Radio diventa un impegno costante.
L’affresco che egli ci dà di quegli anni è davvero straordinario perché racconta quel che avvenne con ricchezza di particolari, addirittura a volte minutamente, non trascurando mai di fare i nomi. Così nelle pagine appaiono centinaia di persone, e appaiono poesie, citazioni di canzoni, riferimenti agli avvenimenti politici.
Insomma il libro diventa un vero e proprio diario che annota moltissime cose e lo fa senza amplificare o distorcere le vicende in modo che il quadro rappresentato sia lo specchio reale delle vicende.
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