Note: Questo libro riporta, (con vanto, ma senza pretese), alcune imprese relative alla storia calcistica di Castel d’Ario. Si dà rilievo, soprattutto, alle ricchezze custodite in tre date, dalle quali il calcio casteldariese può finanche essere iscritto nella blasonata aristocrazia nazionale.
La prima (1885) è corrispondente ai dilettevoli calci sferrati da un manipolo di ragazzi del luogo contro una palla di cuoio; la seconda (1913) è relativa alla costituzione statutaria della società; la terza (1946) riguarda la promozione al campionato di serie “C” conquistata dalla squadra sul campo.
A seguito di precisa richiesta formulatami dall’Editore, colgo altresì l’occasione per citare succintamente altre primizie di Castel d’Ario.
A Castel d’Ario, paese preminentemente di fede socialista, oltre all’anticlericale Bigolada, si devono le prime rivendicazioni sociali sul territorio nazionale, (esercitate all’indomani della costituzione del Regno d’Italia), note con la denominazione di battaglia: La Boje, espressione quest’ultima originariamente dovuta all’inflessione idiomaticamente venetista del dialetto casteldariese.
A Castel d’Ario, verso la fine del 1800, per merito della Società Operaia, nacque una forma previdenziale di mutuo soccorso, a tutela e in favore dei lavoratori locali, soprattutto dediti al lavoro bracciantile nelle campagne. Il suddetto sistema previdenziale anticipò, quindi, di circa mezzo secolo, quello a impronta nazionale, tuttora funzionante, noto con l’acronimo di I.N.P.S.
Tra i molti personaggi illustri nati a Castel d’Ario, ci limitiamo al nome di Tazio Nuvolari, definito da Ferdinand Porsche, mediante il rilascio a imperitura memoria, di un documento scritto: Il più grande pilota di ieri, di oggi, e di domani.
Si rende inoltre a conoscenza che Castel d’Ario deve il suo nome alle erudite ricerche storiche effettuate e portate a termine dal poeta Giosuè Carducci; unitamente al fatto che il paese, tramite la sua gente e il suo ambiente, è stato la musa ispiratrice del più grande poeta dialettale mantovano: don Doride Bertoldi. |