Note: Il libro è dedicato e indirizzato ai giovani, perché si sta sempre più consolidando un processo di distruzione del passato. Infatti, come scrisse già nel 1989 Eric Hobsbawn: «La maggior parte dei giovani alla fine del secolo è cresciuta in una sorta di presente permanente, nel quale manca ogni rapporto organico con il passato storico del tempo in cui essi vivono». Tentando di seguire i consigli storiografici dei maestri autorevoli di Storia, nei primi due saggi del libro si affrontano problematiche relative alla rivoluzione del 1799 e agli anni napoleonici nel regno di Napoli, come l’organizzazione dello Stato, la nascita e il consolidamento dei nuovi ceti sociali nelle attività politiche ed economiche, il problema sociale del brigantaggio tra il periodo napoleonico e la prima restaurazione borbonica, inteso come una protesta contadina contro la fine degli usi civici o comunitari sulle terre demaniali e come il brigantaggio era strumento, in alcuni casi, nelle mani dei notabili locali per fini politici. Sono stati inseriti anche dei capitoli su Vincenzo Cuoco, che forse è il maggior interprete dei grandi cambiamenti del tempo, e sul Decennio francese, che rappresenta per il Mezzogiorno d’Italia il momento di cesura tra «l’Ancien Regime» e la costruzione del mondo moderno. Si analizza poi la modernità e il nesso fra cultura e politica in un personaggio della nuova Italia come Francesco De Sanctis. Poi vi è la ricostruzione del potere locale e le lotte elettorali in età liberale, attraverso due notabili, don Biagio Gallicchio e don Gaetano Pelosi, in una comunità rurale dell’Irpinia e quelle di due intellettuali pomiglianesi, nel napoletano, come Vittorio Imbriani e l’abate Felice Toscano. Con gli altri capitoli si tenta di inserire il lettore nella società, nell’economia e nella politica dell’Italia e del Mezzogiorno tra la Destra e la Sinistra storica. |