Note: A cura di Stefano De Matteis
«Quando arrivai nel lager di Ercevo, nei pressi di Kargopol’, regione di Archangel’sk, ero un giovane forte, robusto; mi hanno fatto lavorare duramente e dopo due anni spedito in una baracca del campo chiamata “il mortuario”.»
Testimone e vittima, come l’amato Šalamov, del terrore staliniano, Gustaw Herling lo ha ostinatamente ricordato a chi lo sminuiva o negava. Il grande scrittore polacco-napoletano ci narra le trame e i fallimenti di un’umanità che si concede al male e ci ricorda che è indispensabile scegliere da che parte stare.
In questa lunga e appassionante conversazione la voce di Herling si intreccia con quella di Anna Raffetto, slavista della casa editrice Einaudi, e di Piero Sinatti, traduttore e curatore di Šalamov, studioso e divulgatore. Si discute di Šalamov, ovviamente, della scrittura concentrazionaria, della sua ricezione in Italia. Si parla del male, di libero arbitrio e dei mutamenti della condizione umana, quando essa è costretta ad affrontare la presenza del male nella Storia. |