Note: Parlando di alcuni turisti inglesi alloggiati in una locanda indonesiana, Joseph Conrad, nel suo Lord Jim, ne sottolineava la scarsa attitudine a quell’avventura che sempre è un viaggio, e definiva i loro “cervelli chiusi come i bauli che avevano lasciato nelle stanze al piano di sopra”. Sono ancora molti a viaggiare così, chiusi alle infinite possibilità che la rotta intrapresa propone, limitandosi a godere ciò che è conforme all’idea di partenza, senza permettere alla propria mente, ma anche all’anima di “farsi paracadute”, e librarsi sopra quei mondi sconosciuti e immergersi in tutto ciò che possono offrire. È quest’ultima la visione adottata da Bruno Fontana nella trascrizione dei suoi itinerari, e che descrive ne I viaggi della memoria in modo superbo, facendone delle perle del cuore, della cultura, dell’anima, e rendendoli nuovi anche a chi c’è già stato. Sì, perché una città raccontata da un altro ha un sapore diverso, assume una sfaccettatura che forse è sfuggita ad un tour frettoloso, la rende meno nota e più misteriosa. Così New York e Djerba, come Boston, Parigi e Copenhagen, Montreal, New Orléans ed Aix en Provence, ma anche Israele e la Tunisia, assumono connotazioni tanto particolari da far sorgere al lettore il dubbio che esistano davvero… |