Note: Il libro costituisce un viaggio nello spazio e un “doppio” viaggio a ritroso nel tempo. Il primo ci conduce all’altro capo del mondo. In una terra difficilmente paragonabile con altre realtà geografiche. Fortemente connotata da alte montagne boscose e da una miriade di arcipelaghi e isole. Profondamente caratterizzata da un clima che molti potrebbero ritenere perfino impossibile: pioggia, vento, nebbia, freddo. Così la vegetazione è abbondante, straripante, invadente. Mimetizza cittadine e villaggi, quasi sempre raggiungibili solo via mare e con gli idrovolanti. Nelle cui acque non è raro imbattersi nelle spettacolari evoluzioni delle balene, ma anche nelle orche, che tanta importanza rivestono nel patrimonio leggendario dei popoli, che occupano questa terra. Per non parlare dell’abbondante presenza dei salmoni, piatto base dell’alimentazione di nativi ed europei. Acque poste tra isole e terraferma montuosa, che formano lo storico Inside Passage, grazie al quale sono assicurati i collegamenti con gli insediamenti della Colombia Britannica e dell’Alaska. Per quanto riguarda il duplice itinerario nel passato, il più recente risale a ca. quaranta anni fa. Quando en route verso l’Artico canadese, dove avrei effettuato la mia ricerca tra gli Inuit, nei luoghi visitati ho potuto scoprire e ammirare una straordinaria polifonia di “cose notevoli”. Il libro promette un ulteriore viaggio, che ci porta alla fine del XVIII secolo. Quando gli occidentali cominciarono a disvelare la costa nord-americana del Pacifico settentrionale. Terra abitata da Indiani, la cui cultura risulta impregnata da caratteristiche strettamente collegate ad un ambiente insolito, che consente di vivere bene, grazie a ciò che la natura offre. Come i salmoni, che vengono pescati o catturati. Inoltre gli alberi di cedro forniscono il legname per costruire case e canoe. Un posto a parte lo hanno i “pali”. Gli alti tronchi hanno infatti ispirato gli “artisti del popolo”, presenti nelle tribù indiane. Poiché con innegabile abilità artistica hanno scolpito e dipinto le loro superfici, creando vere e proprie opere d’arte. Non solo stupende esteticamente, perché sono in grado di raccontare mille storie. Infatti da tempo immemorabile i totem, con le loro variegate figure multicolorate, riportano miti e leggende, avvenimenti, imprese, fatti famigliari, clanici, tribali. Se, poi, con la nostra virtuale “macchina del tempo” raggiungiamo la metà del XVIII secolo, assieme ai popoli indiani assisteremo all’arrivo, non dal Sud, ma dall’Asia, di altri uomini, a bordo delle loro navi. Giungono dalla Siberia, esattamente come millenni prima avevano fatto i loro antenati. I russi, i nuovi venuti, almeno inizialmente non cercano terre da colonizzare. Vogliono sfruttare ciò che abbondantemente offre il paese: gli animali da pelliccia. Più tardi creeranno una colonia, con capitale e forti sparsi nell’immenso territorio dell’America Russa, l’attuale Alaska. Infine i “numeri” che, più di tante parole, offrono una sintesi del libro: 2 regioni (Colombia Britannica e Alaska); 8 città (Vancouver, Campbell River, Port McNeill, Prince Rupert, Ketchikan, Wrangell, Sitka, Skagway); 6 isole (Vancouver, Quadra, Revillagigedo, Cormorant, Wrangell, Baranov); 4 tribù (Kwakiutl, Tsimshian, Hàida, Tlingit); 6 comunità indiane (Cape Mudge, Alert Bay, Fort Rupert, Saxman, Wrangell, Sitka); 3 “Case” (la “grande” dei Kwakiutl ad Alert Bay, le “lunghe” di Chief Shakes Island, a Wrangell e di Totem Bight Park, a Ketchikan); 2 “Società Segrete” Kwakiutl (dei Cannibali e del Lupo); 3 Musei (Vancouver, Prince Rupert, Sitka); 5 cimiteri (3 indiani: Cape Mudge, Alert Bay, Wrangell; 2 europei: russo, a Sitka; cercatori d’oro, a Skagway); 1 duello mortale (Skagway). E per quanto riguarda i Totem? Impossibile “numerarli”. Li troviamo dappertutto. Salvo che a Skagway. 192 pp., 191 foto, di cui 140 a colori. |