Note: Grazie ad Adriano Olivetti negli anni 1950 e 1960 l’Italia sviluppò un’industria dei grandi computer elettronici, ottenendo eccellenti risultati con l’ “Elea”, competitiva con i concorrenti americani. La scomparsa dei creatori dell’impresa e l’insipienza della classe dirigente italiana pose fine a quella intrapresa. General Electric, erede del sogno Olivetti, realizzò in Italia gli elaboratori GE 115 e GE 130, distribuiti in tutto il mondo. L’Autore di questa autobiografia, allora giovane progettista nei grandi centri di ricerca dell’Olivetti, descrive azienda, macchine e protagonisti di quel periodo d’oro dell’elettronica informatica italiana. Il testo si pone come la continuazione, ma a ritroso nel tempo, del libro che l’Autore scrisse sulla Fiat degli anni 1976-1996 (“Fiat - I segreti di un’epoca”), non si esime dal toccare temi scottanti, denunciando le debolezze dell’oligarchia finanziaria del Paese che condusse all’abbandono del settore, e delinea i grandi temi socio-economici del tempo, dal “miracolo economico” fino all’“autunno caldo” del 1969. Si spinge fino a valutare quanti guai avrebbero potuto essere risparmiati all’Italia se avesse prevalso l’illuminata visione propugnata da Adriano Olivetti. L’ultimo capitolo racconta la cessione della telefonia Olivetti, che l’Autore visse nel 1996 da vice-presidente dell’azienda d’Ivrea, ormai prossima alla fine. |